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Recensione: Audemars Piguet Royal Oak Vs Patek Philippe Nautilus

Abbiamo già parlato dell'ondata di orologi al quarzo che ha colpito l'Occidente negli anni ‘70, ma è subito dopo che le cose si fanno davvero interessanti. Con i marchi di orologi affermati che si sgretolavano a destra e a manca, incapaci di competere con i prezzi delle loro controparti orientali, l'industria orologiera meccanica è stata costretta a una svolta, per riallineare i suoi obiettivi commerciali verso qualcosa che l'avrebbe tenuta in vita.

Ne è seguita una mossa così audace e rischiosa che non avrebbe mai potuto funzionare. Il risultato è stato l'Audemars Piguet Royal Oak e il Patek Philippe Nautilus.

È facile dimenticare che le icone di lusso come Rolex e Omega erano semplicemente marchi usati tutti i giorni prima della crisi. Erano aziende come lo è oggi Apple, che realizzavano i migliori prodotti per l'uso quotidiano, non necessariamente economici, ma comunque destinati a un vasto pubblico che chiedeva qualità e affidabilità.

C'erano marchi di orologi prestigiosi – compresi Audemars Piguet e Patek Philippe – il cui lusso era legato ai metalli preziosi e alle complicazioni di alta orologeria, e quasi da un giorno all'altro queste complicazioni sono state rese obsolete da dispositivi elettronici che potevano fare tutto ciò che già potevano fare loro - e molto altro ancora.

Una nuova visione

Prima che il collezionismo prendesse forma e prima ancora della popolarità quali oggetti vintage, gli orologi erano semplicemente uno strumento, come un telefono cellulare, e non avevano alcun valore intrinseco. In qualche modo, bisognava far credere alla gente che gli orologi facessero molto di più che segnare l'ora. Questa era la visione dell'emergente designer di segnatempo Gérald Genta, l'uomo che disse: "Gli orologi, per me, sono il contrario della libertà. Sono un artista, un pittore, odio la costrizione del tempo. Mi infastidisce".

È stata questa nuova visione che ha determinato il passaggio dell'orologeria dalla funzione alla forma. Prima è arrivato l'Audemars Piguet Royal Oak nel 1972, e poi il Patek Philippe Nautilus nel 1976. Erano orologi grandi, audaci e in acciaio inossidabile con design spigolosi mai visti prima. La cosa assurda è che a Genta è stato concesso solo un giorno per progettare il concept del Royal Oak; per il Nautilus non andò diversamente, e Genta ha ammesso che ci sono voluti solo "cinque minuti" per progettarlo. Ma non era ancora abbastanza. C’era bisogno di qualcosa in più. E c'era: il prezzo. Erano alcuni degli orologi più costosi mai visti prima. Il Royal Oak, per esempio, costava più di molti dei classici orologi in oro del marchio. Infatti, costava dieci volte di più del Rolex Submariner dell'epoca.

Questa scelta azzardata avrebbe dovuto archiviare per sempre i due marchi, ma non è stato così. Entrambi gli orologi hanno dato il via al segmento che Patek Philippe chiama "orologi sportivi di lusso", icone straordinarie di stile che identificano un livello di ricchezza tale da permettersi il lusso di indossare gli orologi più costosi del mondo senza nemmeno essere interessati al fatto che siano di acciaio. Una volta che l'élite ha fatto questo collegamento, gli orologi sono diventati un successo strepitoso.

Leggende del settore

E così, questi due orologi che sono stati progettati complessivamente in meno di un giorno sono diventati in qualche modo le leggende che hanno trasformato l'industria orologiera nel gigante del lusso che è oggi. Non è un'impresa da poco. Forse è stato un colpo di fortuna, una pura casualità, un allineamento astrale? Approfondendo ulteriormente si potrebbe scoprire la verità.

Poiché l'Audemars Piguet è arrivato per primo, inizieremo con questo. Genta è stato ispirato dall’oblò del casco da palombaro sia per l'estetica che per l'ingegneria. Come il casco, il Royal Oak utilizza la compressione per sigillarlo dall'acqua, le viti della lunetta penetrano fino in fondo alla cassa e bloccano insieme le parti assemblate.

Ma il design solleva alcune domande immediate: perché le viti della lunetta sono scanalate se chiaramente non possono girare? Queste viti in oro bianco – un materiale originariamente scelto perché l'acciaio non poteva essere modellato su misura in modo abbastanza economico – erano sul concept di Genta fin dall'inizio, progettate originariamente per essere, curiosamente, disallineate. Forse è un tacito riferimento al passaggio degli orologi meccanici dalla funzione alla forma? Più probabilmente è la conseguenza del debito di sonno di Genta accumulato durante la progettazione per rispettare la sua assurda scadenza.

Riassumendo

Tuttavia, il Nautilus non è privo di particolari stranezze. Pur essendo ancora a tema nautico, Genta ha adottato un approccio diverso al design; è stato un oblò di una nave a dargli l’ispirazione questa volta, le cerniere verticali che si trovano sul finestrino dell’oblò costituiscono la base per le "orecchie" della cassa le quali fissano la parte anteriore a quella posteriore per mantenere l'orologio sigillato. Mentre il concept originale di Genta mostrava le "orecchie" nascoste accuratamente dietro la lunetta ottagonale, il modello finale era considerevolmente più stravagante, lo spessore richiesto per i perni faceva sporgere le "orecchie" molto più di quanto originariamente previsto.

Tralasciando le orecchie, con più curve, superfici lucide e quel quadrante fumé, il Nautilus sembra molto simile a una versione più raffinata ed elegante dell'originale Royal Oak. In confronto, il Royal Oak è una bestia grintosa e industriale, con contorni duri e aggressivi e un motivo del quadrante inciso in modo simile al tacco di uno stivale chiodato ben consumato. Tutto ciò rende il Nautilus migliore? Sicuramente lo rende diverso. L'originalità della Royal Oak prevale sulla finezza del Nautilus? Dipende: preferite un esplosivo Terminator 2 o il noir crudo e tecnologico del primo capitolo?

C'è qualcosa che questi due orologi condividono: entrambi perseguono il bisogno umano di rispondere alla domanda: "Immagina se…?". Esistevano già orologi che offrivano una maggiore resistenza all'acqua senza la necessità di bulloni di fissaggio o orecchie appuntate, eppure il Royal Oak e il Nautilus sono in qualche modo visivamente più attraenti.

Proprio come la Bugatti Chiron è in grado di superare le 250 miglia orarie in poco più di 30 secondi, questi orologi hanno spinto avanti il loro rispettivo settore, osando essere diversi in un gioco ad alto rischio basato sul "Saremo ancora in affari domani?"

Qualunque sia il vostro preferito, che si tratti di Audemars Piguet o Patek Philippe, alla fine c'è una cosa che li accomuna: entrambi sono stati progettati da un uomo che ha ammesso di non amare affatto gli orologi. Forse è stato solo un colpo di fortuna. Forse è stata pura casualità. È questa la realtà dei fatti? Insomma, non dimentichiamoci che Genta ha originariamente progettato il Nautilus per le donne...

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