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Cosa c’è all’interno di un autentico orologio Rolex?

Tutti conoscono l’aspetto esteriore di un Rolex, dopotutto si tratta dell’azienda di orologeria di lusso più popolare al mondo, quindi è probabile che in molti abbiano ben presenti i lineamenti di un Submariner. Non si può dire lo stesso di ciò che si cela dentro: cosa si trova dietro quel semplice e sobrio fondello? Nonostante oramai sia di moda mettere in mostra tutto il lavoro che c’è dietro ai movimenti di un orologio, la Rolex continua ad andare nella direzione opposta. Apriamo quel fondello per scoprire cosa nasconde.

Alimentazione

Il calibro 3135 anima gli orologi Rolex dal 1988, quando è diventato il successore del 3035. Nel Submariner, il nuovo 3235 ha preso il suo posto, ma il 3135 continua ad essere usato, per ora, nel Datejust 34. Utilizzato in milioni di unità, questo movimento si è dimostrato uno dei più resistenti e affidabili della storia. Come funziona? Inizia tutto dalla carica.

Per tantissimo tempo, gli orologi da polso (e quelli da taschino che li hanno preceduti), venivano caricati a mano. L’energia di un orologio proviene dalla molla motrice, saldamente avvolta intorno al bariletto. La molla motrice di un 3135 fornisce energia per 48 ore, quindi, in passato, sarebbe stato necessario ricaricarla ogni due giorni. Ma non è così per il 3135.

Evoluzione di un’idea già esistente, il rotore per l’alimentazione perpetua è stata la soluzione progettata dalla Rolex per ricaricare in automatico un orologio. Quando chi indossa l’orologio si muove, un peso semicircolare ruota, avvolgendo la molla motrice in modo da garantire un’alimentazione continua all’orologio.

Il meccanismo si disinnesta quando arriva al massimo della carica per non causare danni alla molla. Le due ruote viola non sono solo un tocco estetico: contengono il meccanismo a cricco che permette al rotore perpetuo di ricaricare il movimento indipendentemente dalla direzione di rotazione. A differenza di altri produttori di orologi, la Rolex ha reso removibili questi meccanismi rivestiti di Teflon, così è possibile effettuare una corretta manutenzione.

L'energia della molla motrice viene rilasciata molto lentamente, per questo sotto al meccanismo del rotore sono nascosti diversi ingranaggi che diventano gradualmente più veloci. Il primo ruota una volta ogni sessanta minuti ed è collegato alla lancetta dei minuti; gli altri due convertono la velocità fino a portarla a una rotazione al minuto per spostare la lancetta dei secondi. Trentuno rubini sintetici, realizzati in laboratorio, diventano dei perfetti cuscinetti grazie alle loro proprietà: attrito ridotto e ottima resistenza all’usura. E per quanto riguarda la lancetta delle ore? Si utilizza un ingranaggio separato, collegato alla lancetta dei minuti, che completa una rotazione una volta ogni dodici ore.

Regolazione

Il calibro 3135 della Rolex batte a 28.800 vph. In pratica otto volte al secondo. In molti conoscono il movimento al quarzo o gli orologi che ‘battono’ o ‘ticchettano’ una volta al secondo, quindi perché il numero otto? La risposta è un po’ noiosa: questione di fisica. Volete una versione più interessante? Beh, quella è un po’ più lunga.

In pratica, un orologio deve gestire l’alimentazione, ovvero garantirne un utilizzo omogeneo. Vi sarà capitato di trovarvi in auto in autostrada con un autista convinto che l’acceleratore sia un interruttore acceso/spento. Accelerazione, rallentamento, accelerazione, rallentamento e così via finché non vi sentite male.

Un comportamento del genere è tanto sconsigliabile per un autista quanto lo è per un orologio. C’è bisogno del ‘cruise control’, qualcosa che garantisca una velocità costante. Questo è il ruolo dello scappamento, formato da tre elementi principali: la ruota di scappamento, l’ancora e il bilanciere. Quest’ultimo è il protagonista perché il tempo in cui è libero di muoversi avanti e indietro, come in un orologio a pendolo, è praticamente costante.

Con ogni giro, otto volte al secondo, la lancetta dei secondi si sposta di un angolo costante. Ma è qui che la fisica inizia a dare fastidio.

Più è piccolo il bilanciere, più veloce può muoversi, aumentando così il numero di movimenti al secondo. Questo 3135 ne fa otto, ma alcuni orologi da polso con un bilanciere più grande hanno una frequenza ridotta, e gli orologi da tasca sono ancora più lenti, raggiungendo velocità di quattro volte al secondo, la metà del 3135. C’è più massa da accelerare e decelerare: ha senso.

Ma allora, perché preferire una frequenza maggiore? Non consuma più energia? Beh, il primo motivo è ridurre le dimensioni del movimento per farlo entrare in un orologio da polso, il secondo è che questo è un modo semplice per aumentare la precisione.

Grazie ai meccanismi di ricarica automatica che riducono la necessità di progettare sistemi per allungare la durata della carica, è possibile concentrarsi sulle prestazioni. Come una palla da basket che ruota su un dito, più si aumenta la velocità e più migliora la stabilità e anche la resistenza agli urti. Ma gli urti non sono gli unici nemici del bilanciere: ci sono anche posizione, temperatura e magnetismo.

Il 3135 è ben attrezzato per affrontare questi avversari. Il bilanciere è realizzato in Glucydur, una lega di berillio che riduce al minimo l’espansione termica. I minuscoli pesi Microstella in oro possono essere aggiunti o rimossi per regolare meglio il movimento. La stessa molla è realizzata in Parachrom Bleu, una lega di niobio che la protegge dalle forze magnetiche. Infine, l’orologio viene configurato e messo alla prova in cinque posizioni e temperature diverse per garantire che non perda più di due secondi al giorno.

Le rifiniture

La Rolex è diventata famosa utilizzando movimenti di alta qualità nei suoi orologi per più di un secolo. I calibri sono pensati per durare (e la loro longevità ne è la prova) e per garantire la massima precisione così da ottenere la certificazione da cronometro. Sono dei veri e propri muli, non c’è altro modo per definirli, pensati per un’epoca in cui i Rolex erano orologi per professionisti. Ma forse oggi questo approccio contraddice un po’ il concetto di lusso che la Rolex rappresenta, ed è forse per questo che il 3135 viene tenuto ben nascosto?

Beh, può sembrare strano, ma non è questo il caso. Il 3135 non sarà decorato come un Patek Philippe o un Vacheron Constantin, ma non è di certo un motore da trattore senza rifiniture. Ma cosa si intende per decorazioni? Beh, per capirlo bisogna approfondire un po’ quella che è l’essenza dell’orologeria.

La Svizzera è il cuore dell’orologeria fin dal XVIII secolo. Certo, anche prima lì si producevano degli orologi: nel 1541, un riformista religioso di nome Joh Calvin mise al bando la gioielleria (e anche la danza, a dirla tutta) costringendo i gioiellieri dell’epoca a passare all’orologeria.

Ma è dopo la rivoluzione industriale inglese e la rivoluzione francese che la Svizzera iniziò a guadagnarsi la sua reputazione nel mondo dell’orologeria. Gli orologiai inglesi erano troppo costosi e quelli francesi erano, beh, troppo defunti. Quelli che riuscirono a scappare andarono in Svizzera, incluso un certo Sig. Abraham-Louis Breguet.

Il sistema americano

Ma il vero punto di svolta dell’industria svizzera fu l’introduzione del sistema americano di orologeria. Dopo aver progettato un sistema automatizzato per la produzione in massa di orologi di qualità per rispondere alle esigenze dell’esteso sistema ferroviario americano, molti americani quali Florentine Ariosto Jones (fondatore della IWC) furono attratti dagli incentivi governativi svizzeri e portarono le loro competenze nella nazione elvetica.

Mentre aziende quali la Patek Philippe, legate alle tradizioni dell’orologeria francese e inglese, si erano fatte una reputazione per la realizzazione artigianale di ogni singolo componente, le nuove competenze resero possibile l’automatizzazione di gran parte della manodopera, richiedendo il tocco umano solo per le ultime fasi di rifinitura e assemblaggio. Gli orologi inglesi e francesi erano tipicamente semplici, al più con qualche incisione sulla cassa, ma adesso gli orologiai Svizzeri avevano molto più tempo e potevano mettere in pratica le loro competenze decorando anche i movimenti.

Dietro le quinte

Ma non si tratta solo di estetica, c’è un motivo pratico. Per esempio, la placcatura in rodio dei piatti e dei ponti in ottone previene la corrosione; la rifinitura e smussatura di angoli e contrappesi impedisce ai bordi di scheggiarsi; l’aggiunta di righe e trame aiuta a catturare eventuali detriti; le viti lucidate a specchio... beh, quelle sono semplicemente belle da vedere. Ad oggi, su movimenti quali il calibro 3135, tutte queste operazioni sono effettuate prevalentemente dalle macchine, ma sono comunque presenti. Vengono semplicemente tenute nascoste.

Da un certo punto di vista, ha perfettamente senso che la Rolex nasconda i suoi movimenti. Storicamente, è più vicina alla DeWalt che alla Patek Philippe: incentrata su prodotti di qualità pensati per condizioni esigenti e che facciano il loro dovere, sempre e comunque, senza dar peso all’estetica.

Il 3135 rispecchia questa mentalità sia dal punto di vista della qualità costruttiva che delle tecnologie utilizzate, offrendo un’alta affidabilità e un’ottima accessibilità per le manutenzioni, due qualità che gli hanno fatto guadagnare un posto tra i calibri più apprezzati dagli orologiai.

D’altro canto, è anche vero che il mondo dell’orologeria è cambiato: oggi i brand sono dei veri e propri musei in carne ed ossa le cui mostre vengono presentate sui polsi di milioni di persone in tutto il mondo. Per quanto riguarda i Rolex, magari sarebbe bello se, oggi come oggi, li potessimo apprezzare di più, anche dall’interno.

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